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info - Prospero +39 331 3622443

Benvenuti allo Short Lets Prosperus

 
Lo Short Lets Prosperus, con la sua grande terrazza, volge il suo sguardo al Castello di Bosa, alla Chiesa di Regnos Altos, e alle antiche leggende della famiglia Malaspina.
Ad un passo dal centro storico e dal quartiere antico di Sa Costa, lo Short Lets Prosperus, è il punto di partenza ideale per il vostro soggiorno nella valle del fiume Temo. Da qui, in pochi minuti, potete raggiungere il Museo Casa Deriu, le Conce, la Chiesa di San Giovanni, la Chiesa del Carmelo, la Cattedrale e, durante il Carnevale, sarete ad un passo dalla via delle cantine di Bosa. Anche la bellissima chiesa medievale di San Pietro Extra-Muros è a poca distanza ed è raggiungibile a piedi con una passeggiata in campagna. La struttura, intima e tranquilla, offre due ampie stanze con bagno in camera, dotate di tv a led, zanzariere e aria condizionata, e di una cucina a disposizione degli ospiti. E' inoltre possibile l'utilizzo dell'ampia terrazza con vista castello. Il cortile, inoltre, può ospitare delle biciclette e la strada in cui si affaccia garantisce estrema facilità di parcheggio gratuito. Con uno sguardo al Castello illuminato, nelle notti stellate, lo Short Lets Prosperus renderà incredibile il fascino di una vacanza tra arte, enogastronomia, natura e mare, nella  Sardegna medievale.
 

Alla scoperta di Bosa

 
Narra una leggenda che Calmedia, moglie o figlia di Sardo, giunta nella vallata attraversata dal Temo, colpita dalla bellezza dei luoghi, abbia deciso di fermarsi e di fondare una città che da lei avrebbe preso nome. La città di Calmedia, nella località oggi detta Calameda, sarebbe stata nell'antichità un fiorente centro culturale, e avrebbe per secoli convissuto con la vicina Bosa, con cui si sarebbe infine confusa. 

In realtà, già un'epigrafe fenicia (oggi perduta), databile al IX secolo a.C., documenta per la prima volta l'esistenza di un etnico collettivo Bs'n, un toponimo forse mediterraneo, d'incerta etimologia.

L'etnico latino bosanus è attestato ancora in un'iscrizione della prima età imperiale, e il nome di Bosa compare in questa forma in Tolomeo nell'Itinerario di Antonino, nella Cosmografia dell'Anonimo Ravennate, e per tutto il Medioevo.
La zona fu abitata già in epoca preistorica e protostorica, come dimostrano le numerose Domus de janas (per es. a Coroneddu, Ispilluncas, Monte Furru, Silattari, Tentizzos) e i nuraghi (per es. a Monte Furru).
Nulla di certo si consce dello stanziamento fenicio-punico. I fenici dovettero usare per l'approdo la foce del fiume Temo (allora all'altezza di Terrìdi), riparata dalle mareggiate dall'Isola Rossa, e dal maestrale dal colle di Sa Sea. Forse proprio lì, o secondo l'ipotesi maggiormente accettata nella vallata di Messerchimbe, più all'interno e sulla sponda sinistra del fiume, i fenici svilupparono un centro abitato.
In in età romana la città, che in un primo tempo pare aver mantenuto l'ordinamento punico, con la magistratura dei suffeti, divenne, forse dalla prima età imperiale, un municipio con un proprio ordine di decurioni. Attraversata dalla strada costiera occidentale, che superava il Temo a Pont'ezzu, Bosa era collegata direttamente a sud con Cornus (presso l'odierna S. Caterina di Pittinuri) e a nord con Carbia (N.S. di Calvia), località situata alla periferia di Alghero). Del porto di Terredì restano ancora tracce di bitte per l'attracco delle barche.In età bizantina l'abitato era, invece, posto con sicurezza sulla riva sinistra del Temo, presso il lugo della Chiesa di San Pietro extra muros. La città subì per tutto il Medioevo le scorrerie degli arabi, tuttavia non perse la sua importanza: fu capoluogo della Curatoria di Planargia, nel Giudicato di Logudoro e sede vescovile. In un periodo compreso tra il sesto e il settimo decennio del Mille ed il 1073 si provvide alla costruzione della chiesa cattedrale dedicata a S. Pietro.
Gli eventi successivi segnarono, per Bosa, l'ingresso prima (1328) nel Giudicato di Arborea, ed -  in seguito - il passaggio al controllo della Corona d'Aragona (1410). Il 30 settembre 1499 una prammatica di Ferdinando il Cattolico la inserì tra le città reali, concedendole i privilegi connessi a tale titolo; essa restò tuttavia infeudata ai Villamarina, di cui - anzi - il 18 luglio 1512, divenne possedimento allodiale.
Morta senza eredi Isabella di Villamarina, il re Filippo II di Spagna sequestrò il territorio riunendolo al patrimonio regio. Da allora Bosa divenne a tutti gli effetti una città reale, cessando di essere sotto un'autorità feudale. Nel 1565, per ordine del re, e su richiesta dello stamento militare, vennero tradotti in lingua catalana gli statuti di Bosa, originariamente in italiano o in sardo.